Il punto di vista dall’ Art Writer Milena Zanotti riguardo l’esposizione “Valori in Colori ” dell’artista Mozambicano Antonio Malendze:
L’Arte Africana contemporanea è un continente ‘culturale’ di indubbio fascino e ancora per molti versi misterioso.
A fronte di un interesse profondo, ormai diffuso, non possiamo ancora affermare di conoscerla a pieno. I motivi sono molteplici : la vastità del territorio, con la conseguente varietà di culture e tradizioni, le oggettive difficoltà ad affermarsi per la scarsità di mezzi e risorse e, non ultimo, il solo di recente mutato approccio culturale nei confronti di quest’arte, che ha generato molti interrogativi. Chi sono gli artisti africani? Da quanto tempo espongono le proprie opere? Questi alcuni degli quesiti ai quali si propone di dare una risposta una mostra che rappresenta un punto nodale per meglio comprendere l’arte africana contemporanea: Le Magiciens de la Terre (I maghi della Terra) tenuta al Centre Pompidou di Parigi il 1989, curata da Jean-Hubert Martin, con 100 artisti esposti e provenienti dai cinque continenti. Dopo questa esposizione tutto mutò ed ancora oggi la sua eco continua a riverberarsi in discussioni critiche, in mostre ed eventi. Per citarne alcuni: alla Biennale di Lione del 2000, Partage d’Exotisme, che vede curatore ancora Jean-Hubert Martin, Africa Remix, del 2004, mostra itinerante che, dal Kunst Palast di Düsseldorf, tocca alcuni tra i principali musei d’Europa e d’Africa, sino ad arrivare ai tempi più recenti con Africana, alla Fondazione Mudima di Milano, di Achille Bonito Oliva. Altrettanto importanti sono alcune delle principali rassegne di arte contemporanea africana ormai note a livello globale, come la Biennale Dak’Art, in Senegal, i musei, tra i quali ricordiamo il National Museum of African Art di Washington (ma ormai molti musei posseggono numerose opere di arte africana moderna, come per il Moma di New York), le collezioni, su tutte quella di Jean Pigozzi di Ginevra, e le numerose gallerie d’arte private.
Insomma, vi è un indubbio fermento attorno all’argomento dell’arte africana ma molto c’è ancora da scrivere a tal riguardo. Rileviamo senza dubbio le complesse contaminazioni tra elementi insiti nell’arte africana e realtà altre, a riprova che l’Africa si è costruita una propria autonomia nell’ambito della creatività. Parecchi artisti si sono affermati in ambito internazionale, altrettanti sono i talenti che stanno cominciando ad emergere o che attendono solo la giusta occasione per farsi conoscere.
Tra i talenti che si stanno affermando c’è anche Antonio Malenze, detto Malè, proveniente da una nazione, quale il Mozambico, densa di riferimenti culturali, tradizioni e giovani energie anche se, al tempo stesso, una delle più povere al mondo. Antonio dalla nativa Maputo è approdato in Italia e si è fatto conoscere in una serie di mostre che hanno suscitato vivo interesse, da L’Universo in una goccia, a Palazzo della Racchetta di Ferrara, sino a Malè e il suo Mozambico, al Salone Vanvitelliano di Brescia, portata anche a Cremona, in Palazzo Cattaneo. Antonio è stato anche ospitato da gallerie d’arte private, quali la Galleria Orlando di Roncadelle, dato indicativo di un’attenzione che raggiunge anche gli esperti del settore, i quali riconoscono quell’imponderabile elemento creativo che fa la differenza rispetto a tutti gli altri, che potremmo definire altrimenti come ‘talento’.
Il percorso compiuto da Antonio ci ha condotti a questo importante appuntamento organizzato dall’Università Statale di Brescia, in un progetto di ampio respiro, che vede contemporaneamente quattro sedi differenti accogliere uno specifico nucleo di opere di Malè: ingegneria, medicina, giurisprudenza ed economia le facoltà coinvolte. Il criterio espositivo è quello tematico e ben si riassume nel titolo Valori in colori, che vuole essere una narrazione di quegli elementi che sono generalmente considerati il fondamento positivo della vita umana e della società. Ed ecco che per la società del Mozambico sono basilari l’acqua, la salute, la famiglia e le risorse. La somma di questi fattori consente la vita, il bene più prezioso.
Le opere rivelano una abilità tecnico/esecutiva di qualità e un gusto compositivo in cui convivono in maniera rigorosa il particolare e l’universale. Il dettaglio è dato dal singolo elemento: la giara di acqua, lo strumento musicale,la ‘capulana’ decorata, il piede capovolto o non capovolto, la ‘goccia d’acqua’ e ‘l’uomo – goccia’, l’occhio chiuso o spalancato. L’universale è il singolo elemento in cui confluiscono i valori profondi: lo strumento musicale lenisce i dolori del fisico e dell’anima, le stoffe delle capulane sottolineano i momenti di ritrovo e di festa,il piede è un riferimento alla situazione stabile o precaria della scena, la giara d’acqua racchiude la speranza della vita, concetto rafforzato nell’uomo che si fa goccia, la cui vita si fa puro spirito, che può vedere solo l’occhio che si dilata su altre dimensioni dell’esistere.
C’è tutto questo e molto altro ancora nelle opere di Malè, che riesce ad essere ad un tempo stilizzato e descrittivo, simbolista e reale, ma la cui ‘materia viva’ è data dall’umanità che lo circonda, fonte d’ispirazione continua. Antonio ‘vede’ le scene da dipingere ancor prima di farlo, in un lampo di rivelazione. Le sogna. E poi le trascrive con i suoi strumenti: la tela, i colori e i materiali. Il risultato è unico, i suoi lavori sembrano quasi ‘pelli dipinte’ per l’intima commistione tra supporto, spesso materiale di recupero, e pellicola pittorica che si condensa in più strati, effetto amplificato dalla carta, sabbia e trucioli lignei. I volti dei personaggi sono quelli africani, con i tratti tipici, ma a volte li lascia indefiniti, perché è il messaggio universale che conta.
Così in Emigrazione, nella sezione delle Risorse, che concentra in gesti e colori ocra il dramma della partenza forzata dal proprio paese, elementi ripresi in Promessi Sposi, nell’ambito della Famiglia. In Suono vorticoso l’attenzione si raccoglie sul rosa del tamburo, strumento che salva anima e corpo e per questo incluso nella sfera della Salute, o nel simmetrico Candelabro della vita, che disegna la fertilità e la ricchezza dell’acqua che scende in forma di pioggia.
Stupisce come questo artista autodidatta riesca ad esprimere molti significati in tratti di pennello così concentrati, egli ha la capacità di trasmettere messaggi che vanno dal più immediato apprezzamento estetico sino alla dimensione dei valori e, da lì, alla spiritualità. Quest’ultima si rivela attraverso l’incanto di un colore unico, africano perché sembra possedere al suo interno la magia del calore. La luce compie l’incantesimo, ci fa percepire l’eterno in un frammento di pittura.
Milena Zanotti
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